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Gli articoli di Oronzo Giangreco.

Qualunquemente....auguri ai soci SAS

Sarà l’aria di festa o il Natale che finisce per renderci tutti irrimediabilmente più buoni ma i soci SAS quest’anno troveranno sotto l’albero un gradito ed inatteso dono: attacchi a prezzo di saldo con i figuranti ufficiali di sezione che dovranno prestare la loro opera al modico prezzo di 5 euro. In tempi di crisi l'intervento con tanto di delibera si è reso necessario al fine di calmierare l’importo delle prestazioni che, nei casi più “disperati", raggiungevano anche i 30 euro, assimilando così l’opera dei figuranti al listino prezzi di osteopati, cardiochirurghi, internisti, ingegneri e illustri professionisti. Vero è che, in alcuni casi, far mordere qualche soggetto ha un coefficiente di difficoltà molto simile alla sostituzione di una valvola mitralica o di un pas coronarico ma è pur vero che, indipendentemente dai titoli accademici che si possono vantare nella vita privata , un figurante come figura professionale può essere equiparato tranquillamente ad un collaboratore domestico o ad un bracciante, così come gli allevatori ad imprenditori agricoli.
Finalmente quindi un presidente populista…..che aiuta il popolo, che, in tempi di austerità, viene incontro alle difficoltà dei soci, insomma :”Avimu Che Guevara ”.
Che Guevara
Peccato però che il costo della tessera è aumentato, che quello di una selezione è salito a dismisura, che “acquistare” un brevetto all’estero costa 200,00 Euro ( a questo punto conviene “acquistarlo” in Italia) e che il costo delle sezioni e degli organismi periferici è ormai totalmente a carico dei soci, con le manifestazioni che si possono svolgere solo grazie all’apporto economico dei soliti noti. Con le iscrizioni giustamente ferme a 15 euro , con le quote da spedire a SAS-ENCI aumentate (con prezzi per BH e IPO1 che, a meno di cambiamenti dell'ultima ora, violano le stesse direttive ENCI che ha posto il tetto dei 35 euro), organizzare una qualsivoglia manifestazione resta problema dei soci. Per cui accade che ci si possa rimettere anche organizzando un nazionale con 149 cani ed una selezione con 39. Ma questo è il prezzo che si deve pagare per risanare il bilancio della SAS e ricostituire il famoso tesoretto da mettere a disposizione di coloro i quali verranno dopo e lo dissiperanno nuovamente. Ma c’è stato mai questo tesoretto? perché se c’era realmente si è lasciato che sparisse impunemente sorvolando sulle responsabilità? Si aveva solo fretta di riprendere in mano la situazione ? Il tasso di monta dei cani non sembra invece seguire un necessario adeguamento alla crisi contingente e, anzi, quelli dei soliti noti sono di gran lunga i più alti pretesi nel pianeta. Il problema non è, ovviamente, il costo di monta di questo o quel soggetto che si è liberi (????????) o meno di usare, quanto l’effetto trascinamento che il costo delle prestazioni di questi stalloni ha su quelle degli altri. Oltretutto, essendo questi soggetti di proprietà di chi, a vario modo, influisce sugli indirizzi di allevamento, la scelta dello stallone appare ai più quasi obbligata. La filosofia alla base della scelta appare chiara:“Io utilizzo lo stallone di chi ha influenza sull’allevamento e di conseguenza ho trattamenti di riguardo per i figli che nasceranno, non fosse altro che per valorizzare lo stallone stesso che prima o poi avrà gli occhi a mandorla”. Insomma: “avimu Walter Martin”. Questa filosofia ha, nell’ultimo decennio, in qualche caso dato i suoi frutti, alcuni indubbiamente meritati, altri meno, ma chi ne ha tratto sicuro vantaggio in termini economici è il proprietario dello stallone. Per fare “filotto” o “bingo” basta poi entrare a “gamba tesa” su qualche stallone emergente e fuori dal giro: a farne le spese in questi ultimi 15 anni, per citarne solo alcuni: Yen dell’Onda di Rial, Omar delle Antiche Muse, il buon Ghildo -e qualche suo figlio-, esploso alla faccia di tutto e tutti come il tappo del miglior champagne. Un discorso a parte merita il "famigerato" Hettel della Grande Valle osteggiato in primis dall’attuale presidente in un epoca in cui, giustamente, si volle prestare attenzione alle correttezze e alla sanità articolare, salvo poi ritornare ai giorni nostri a importare cani mancini da tenere in pubblico rigorosamente al platz perchè non se ne notino troppo i problemi o dallo Zuchtwert stellare. Avimu: “fate come dico non fate come faccio”.
Sotto l’albero di Natale, oltre al citato pacco dono, troveremo il presepe con la stella cometa. I Re Magi quest’anno arrivano dal Cile, dall'Ecuador, dalla Germania e dall’Austria con un carico d’oro, d’incenso e mirra da deporre ai piedi del babin Gesù.
Re Magi
Mi sono più volte chiesto quale utilità potrà portare questa giuria internazionale, sia pur con qualche fiocco di neve laziale e partenopeo, al socio di Alcamo, San Michele Salentino, Sora o Avezzano e mi sono personalmente convinto che i regali non oltrepasseranno i confini della Lombardia (dannato Formigoni)..Eppure mi ero fatto una qualche illusione. Noi scimmiottiamo la Germania in tutto e per tutto, anche per norme che non hanno granché senso. È vero che in Germania il presidente giudica la classe adulti (e cosi’ abbiamo fatto in Italia), ma è anche vero che, in Germania, ad esempio, giudicano solo i tedeschi, hanno inserito un tetto al numero di monte e, per ogni monta, si paga una piccola quota alla società di razza (con sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole). Sono sicuro che se chiedessimo l’introduzione di queste nuove entrate per la società da chi, in definitiva, “guadagna”, qualcuno risponderebbe:” E sì, avimu Babbu Natale”.
Musolino-Babbonatale
Insomma, in tempi di bilancio, e la fine dell’anno è il periodo notoriamente deputato al tirar delle somme, le poste appaiono chiare. Dietro una parvenza di società efficiente, dove tutto è rigorosamente sotto controllo, dietro una società alla costante ricerca di un consenso internazionale che in definitiva non si sa a cosa e a chi serva (io lo so), dietro una parte del mondo del lavoro interamente avviluppata al banchetto dei brevetti (o si cambiano i regolamenti o da qui non ne usciamo), dove si vuol far passare sotto la voce “ricucire rapporti” la posta di bilancio “sediamoci in tavola e cerchiamo di mangiare insieme”, appare l’amara realtà di una società interamente sotto sequestro, con l’apparato decisionale nelle mani di una sola persona che delega a qualcun altro le attività di mero controllo, in perfetto stile “propaganda”. Così ci ritroviamo una miriade di cariche sociali inglobate in una o due persone e una cena tra amici scambiata per un moto carbonaro dal sapore vagamente insurrezionalista.
Ovviamente, c'è chi dice no! (Vasco). Anzi, la maggior parte dei soci, a sentirli, giudici compresi, dicono no. Mi torna alla mente una vicenda del passato della mia famiglia: eravamo seduti in tavola, pronti per pranzare e la mia sorellina più piccola era intenta ad apparecchiare; la vedevo torva e sbuffante e sbatteva bicchieri e posate in tavola allineandoli alla meglio. Stanca dell’immane vessazione perpetrata dalla famiglia sul membro più piccolo, nel bel mezzo del pranzo tuonò: "Basta,non ce la faccio più, non sono la vostra serva, vado a vivere da sola!!”. Mio padre non si scompose, alzò gli occhi sereno, posò dolcemente la posata e disse: “Amore, prima di andare a vivere da sola potresti prendere il vino dal frigo?” Lei gli rispose: “subito papà” e la sua fuga finì lì.
Ma è Natale, siamo tutti più buoni e, ai soci che credono nella partecipazione attiva e che chiedono di essere protagonisti e non sudditi, cosa rispondiamo? Qualunquemente, indiscutibilmente e fraternamente :”ndru culu ai soci”.
Musolino-cettolaqualunque

Auguri.

Oronzo Giangreco, 31 dicembre 2012

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