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Gli articoli di Oronzo Giangreco.
Classe Lavoro maschi 2011: il presidente gioca a scacchi.
scacchi

“Lassù qualcuno mi ama”, cosi’ recitava il titolo di un famoso film degli anni 50.
Ma a noi della striminzita redazione non solo lassù non ci amano ma ci devono “voler male”.. e forte pure. Tanto forte da portarci sfiga se Daniela si ferma ai box per cambiare filtro aria e filtro nafta e il sottoscritto decide di cadere dalla moto, fratturandosi tibia e malleolo peroneale. Pensare che, in un ventennio di onorata carriera calcistica, mai uno stiramento o una contusione e sì che di botte ne ho prese. Insomma, è il caso forse, incontrandoli in ring, anche per me poco propenso alle macumbe, di ottemperare alla famosa “grattatio pallorum”?
Così, dopo oltre un quarto di secolo di assidua presenza al campionato italiano, passiamo la mano, restiamo a casa e, grazie ai potenti mezzi della telefonia cellulare e alla tim tribù, seguiamo l’evento attimo per attimo, con tanto di ascolto del commento finale.
Questa e’ una fase nuova della mia vita cinofila: improvvisamente alleggeritomi da cariche e ruoli ho ritrovato il gusto del vivere il cane. Niente incarichi, comparsate obbligatorie, saluti di facciata, presenzialismo coatto. Niente proselitismo, niente telefonate per i rinnovi delle tessere, niente presenza di cortesia ai raduni. Finalmente libero. Per me che PURTROPPO non traggo profitto dalle attività cinofile e che sono per natura poco incline ai rapporti obbligatori è un gran risparmio di energie fisiche e, paradossalmente, economiche. Si parte al sabato, quando si vuole, per dove si vuole e, soprattutto, se si vuole; si ha solo l’obbligo di continuare a fare qualche buon cane ogni tanto, potendoci grazie a Dio permettere il lusso di non doverlo vendere per tirare a campare.
Detto questo mi preme chiarire che due sono le frasi che aborro in assoluto in cinofilia: “io non vivo di cani”, la prima, la più grulla , degna delle menti “illuminate”, che quasi sempre mi permette di interrompere la conversazione con chi la pronuncia. Ognuno di noi vive vendendo qualcosa: chi vende cani, chi pane, chi scarpe, chi soldi, chi braccia, chi mente, chi robe, chi carne ecc...ecc...ecc....l’importante è come si vende e “cosa” si vende o si millanta di vendere. La seconda frase e’ snob, aristocratica, supponente, quasi algida: “il cane non ce lo ha ordinato il medico”, pronunciata con frequenza da diversi aderenti all’associazione, spesso dirigenti ; in questo caso, i suddetti, dopo l’interruzione della conversazione, vengono da me mandati risolutamente a….cagare. “Vuliss a maronn” che il cane ce lo ordinasse il medico. Anzi, ce lo prescrivessero pure come medicina.
Quindi, d’ora in poi e fino a data da destinare, mi limiterò a fare l’opinionista, sperando di avere un qualche seguito intellettuale, evitando di guardare il cane dal buco della serratura (Capetti dixit) e libero come al solito di divagare su cani, eventi e questioni societarie.
Mi dicono sia stato un buon campionato, ben organizzato e con buona partecipazione. Non avendo potuto presenziare mi limiterò a…..divagare sull’unica classe possibile: adulti maschi. Tutti i cani, o quasi, sono da me personalmente conosciuti per averli visti o giudicati. Inoltre il momento dinamico al quale non ho potuto presenziare, assume in questa classe un valore puramente simbolico, dovendo privilegiare(????????) l’aspetto zootecnico.
Settantadue cani presentati di cui 51 terminano il giudizio e un quarto di loro conseguono il titolo di Auslese. Che sia un ossequio alla tanto osteggiata logica dilibertiana?
Il nostro amico Ambrogio, sempre in bilico tra il salvatore della patria e il pirla, presenta quattro soggetti di buon valore, probabilmente acquistati al costo di una finanziaria, nobilitando una classe che per il resto non sembra essere diversa da quella degli scorsi anni, facendo un favore al presidente il quale ringrazia e chiama l’amico Peter risparmiandosi così l’umiliazione di proclamare Sieger il cane del nemico. Ma saranno nemici poi questi? Boh...
Sieger Ustinov Romerland, tecnico, armonico, costruito in maniera ineccepibile, dotato di angolature ideali rivenienti dalle famiglie di provenienza, e’ il classico califfo senza harem (Alquati dixit). Non gode del favore degli allevatori e ancor meno del pubblico e si presenta indubbiamente come soggetto di difficile utilizzo. A me comunque piace.
Vicesieger Paer Hasenborn, figlio di Queen Loher Weg, considerato quest’ultimo dai pastoristi mondiali come “l’ultimo dei moicani”, l' oasi nel deserto lasciato dalla dipartita dei Martin, il santo graal degli allevatori dove abbeverarsi prima di affrontare la lunga sete. Pensare che nel pedigree Queen ha sì i Wienerau, ma certamente non i migliori. Chi ha ben in mente il tipo e le costruzioni wienerau, cani grandi , robusti , sostanziosi e marcatamente allungati, con eccellenti angolature anteriori e normali posteriori si renderà facilmente conto come, da Queen a Paer o Furbo, queste caratteristiche siano andate praticamente perdute.
Seguono due validi figli di Nando, soggetti sostanzialmente “normali” che colpiscono per taglia, tipicità e sostanza unite a un buon carattere. Il buon Nando, snobbato agli inizi dagli allevatori dal buon nome, ha conquistato un po’ di visibilità in virtù dell’onesto livello generale della sua produzione. Ottimo il tipo proposto ed il carattere, eccellenti i colori, valide le angolature, qualche problema a carico delle proporzioni come era logico aspettarsi, vista la presenza alla lontana del poco ortodosso Rikkor v Bad Boll. Buone anche le armonie che, di Nando, sono state il punto debole. Peccato che lo stallone, probabilmente per l’inedia del proprietario, sia stato ritirato anzitempo dalla riproduzione anche se i venti del nord ci dicono che le colpe siano da addebitare al grande favore che Nando gode c/o la “signora”, signora che, nella cinofilia italiana, è un po’ come la moglie del tenente Colombo: c'è ma nessuno la vede.
Nash Seeback's è l’unico soggetto che non conosco, quindi mi astengo da una personale valutazione.
A seguire il presidente titola tutti i ben piazzati della sua classe giovani. Per Fulz, con già alle spalle una carriera in Germania, c'è da sperare in una buona produzione, anche se i precedenti della linea materna destano qualche perplessità. Zico e Jago, con qualche apparizione in Germania senza grandi fortune, rappresentano il tentativo di preservare alcune linee di sangue diversamente destinate a scomparire. Ilko rappresenta un autentico capriccio del presidente che, in tutta onestà, mi sento di condividere. 3-3 su Zamp Thermodos, ma non si direbbe, conserva nel sangue Hill Farbenspiel, ben piu’ visibile, portatore di buona solidità generale e armonia. Il progetto è difficile e vedremo se il soggetto riscontrerà il gusto degli allevatori. Poi Sony dei Colli Storici, buon soggetto, assai dissimile al padre nella costruzione (ma in questo non vedrei motivi di grossa preoccupazione) e nel pigmento. Marcatamente angolato sia nell’anteriore che nel posteriore presenta una migliore uscita di collo rispetto al padre e, di conseguenza, un miglior posizionamento della scapola, non eccellente la pigmentazione. Il titolo a Sony rappresenta comunque il giusto tributo ad un allevatore che, nel corso degli anni, ha sempre proposto buoni soggetti, alcuni dei quali ben piazzati in Germania e, inspiegabilmente, ignorati in Italia.
Fino a questo punto le scelte del presidente, attaccabili nei numeri ma non nella filosofia, possono essere condivisibili.
Undicesimo Auslese Icon Bad Boll, un imbarazzante tributo all’amico Esposito o un incoraggiamento al buon Hans Peter Rieker che, dopo un ventennio di proposte indecenti, passate soprattutto attraverso Rikkor e altre nefandezze, sembra, con Ober, che pure è uno dei sieger meno amati della storia, ritornare sulla retta via? Il soggetto, figlio dell’Auslese Pania dell’Alto Pino e del Sieger Ober Bad Boll, pur dotato di ottimo tipo e di una normale costruzione, non brilla certamente per solidità articolare e, soprattutto, non dà “l’impressione” di godere di ottima salute.
Dodicesimo Auslese Heiko Gerry Val, figlio dell’Auslese Xaro dei Monti della Laga, soggetto quest’ultimo borderline per taglia, carattere, pigmentazione e sanità articolare (come e’ finito il ricontrollo della displasia del gomito?); tra tutti i tentativi di salvaguardare la linea di Ghildo, rappresenta indubbiamente quello più maldestro. Ghildo è indubbiamente tra gli stalloni italiani degli ultimi tempi quello dotato di maggior forza riproduttiva e, a dispetto dell’ostracismo perpetrato nei suoi confronti dallo stesso presidente, che proprio non riesce a sopportare gli stalloni nell’altrui disponibilità (un mio amico era solito dire: “quello i soldi nelle tasche degli altri non li puo’ vedere”), ha sempre ottenuto il favore degli allevatori, ricambiandoli lo scorso anno con un gruppo di riproduzione di pregevole fattura.
Meglio sarebbe stato probabilmente investire sulla linea attraverso Rock del Catone, anche lui ben piazzato in Germania e il cui ancora ammesso ai gomiti è sempre meglio di un normal con troppi punti interrogativi. Purtroppo in questi ultimi anni la salute della razza non sembra sia stata al primo posto almeno a giudicare dalle importazioni e/o sponsorizzazioni di stalloni con statistiche tra n° di monte effettuate e n° di figli arrivati alle esenzioni a dir poco imbarazzanti...ultimamente, ad esempio, a qualche giovane di buone speranze, resosi protagonista di un tour di monte notevole, probabilmente andava tolto il pedigree, piuttosto che incentivarne l'utilizzo....e se proprio chi acquista certi soggetti si guarda bene dall'usarli in allevamento....qualche dubbio sulla buona fede a noi viene. E i ricontrolli dopo le venti monte, da me consigliere fortemente richiesti... chi controlla i controllori?
Inspiegabilmente 4 ecc. Uwo dell’Alto Pino, sempre incensato durante l’anno dal presidente, cane “la cui testa” -parole sue -“è l’ideale del pastore tedesco”(sic!!), gia’ eccellente di punta lo scorso anno, tre prove d’attacco superate fra Italia e Germania, con qualche buon figlio già in giro e comunque figlio della vicesieger tedesca. A lui preferito il fratellastro Rademberg, indubbiamente più accattivante per armonia, piacevolezza d’insieme e conduzione, ma con una linea di sangue materna decisamente demodè e con poche garanzie caratteriali. Comunque giusto il tributo alla carriera e al validissimo giovane proprietario.
Sesto ecc Pakros del Colle Guasco, un soggetto grande, robusto, con linea di sangue giustamente alternativa a quelle emergenti, gia titolato auslese, avrebbe meritato un atto di cortesia. In altri tempi, quando si voleva evitare di togliere un titolo, si avvisavano i proprietari preventivamente. Del resto Meyer in Germania lo fa ancora e il presidente……lo sa bene. Ma il presidente, si sa, quest’anno, pur di far cani, avrebbe inserito anche un maremmano.
Inaspettatamente 10 eccellente Eros delle Colonne d’Ercole, niente male per un cane che non “rientrava” nei programmi d’allevamento. Troppa testa, troppi angoli, troppa ossatura……insomma: troppo; la storia e l’esperienza però ci insegnano che il troppo in allevamento non esiste o, se esiste,….esiste per tutti. Così, a seconda della convenienza, abbiamo tollerato i troppi angoli del posteriore o la troppa displasia del gomito…..ecc...ecc...Eros per famiglia, per costruzione e per quello che è dato di vedere nei primi figli, rappresenta una buona via per salvaguardare la linea di Ghildo, visto che quello di Ken dei Monti della Laga è un filone esaurito prima di nascere e quello di Xaro è assolutamente improponibile.
Una classe adulti con molti dubbi e poche certezze, soprattutto di incredibile difficoltà interpretativa. Poca coerenza nelle scelte e un occhio più alla politica che alla zootecnia. Ma la coerenza si sa è sempre figlia della buona fede. Una classifica volta a tutelare la carica più che la razza e la conferma che il presidente “affabula”di cani nel ring senza pensare al fatto che c'è anche chi lo ascolta. Grandiosa poi la capacita’ di fare il forte coi deboli sapendo però che, toccando “qualcuno”, si rischia di non uscir vivo dal ring.
C'è già chi mormora e comincia a mettere in dubbio la competenza; non così il sottoscritto che, in questo gran giocare a scacchi, capisce che si sta attenti alle torri, al re e ai cavalli, ma dei pedoniche son la maggioranza a chi vuoi che freghi……al presidente?

che la vita ci sorrida
Oronzo Giangreco, 2 gennaio 2012.

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