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Reinhardt Meyer. Il Responsabile Allevamento SV subisce un processo per frode fiscale al tribunale di Kassel.
Reinahrdt Meyer

Il 24 agosto 2012, Reinhardt Meyer, Responsabile dell' Allevamento SV, è stato processato dalla magistratura ordinaria tedesca con l'accusa di frode ai danni del municipio di Kassel per aver richiesto un sussidio di disoccupazione quando non ne aveva i requisiti e anche con l'accusa di frode fiscale riguardante la compravendita di alcuni cani. Da quanto è dato di comprendere leggendo i documenti pubblicati in rete, in particolare il resoconto fatto da Jan Demeyere sul suo ormai notissimo blog di cui pubblichiamo la traduzione, Meyer ha patteggiato la pena senza dichiararsi colpevole in modo da concludere il procedimento con una pena pecuniaria di 25.000 euro da devolvere a una associazione non a scopo di lucro (il potrebbe anche includere l'SV stessa) e una condanna a tre mesi (anche in questo caso si tratta di una pena pecuniaria di 50 euro giornalieri) che lo pone, in base alla legislazione tedesca, al riparo dal fatto di avere la fedina penale sporca (infatti, se abbiamo compreso correttamente, in Germania si viene considerati "pregiudicati" solo se si ricevono condanne superiori ai tre mesi). E' da notare che, in questa vicenda, le uniche dichiarazioni di Meyer che possono essere considerate quasi come una ammissione di colpevolezza riguardano la richiesta di sussidio per la quale Meyer ammette di aver omesso alcune sue disponibilità economiche, ma non legate ai cani. Nulla di quanto affermato da Meyer sembrerebbe riguardare le compravendite di cani o gli incassi effettuati con le monte dei propri stalloni. Sulle compravendite la dichiarazione stessa del Pubblico Ministero sembra chiarire che non vi è stato modo, nonostante le indagini effettuate anche in altre nazioni, di appurare con certezza la verità dei fatti. Cercheremo comunque di avere ulteriori informazioni sull'accaduto, contattando lo stesso Reinhardt Meyer nel caso volesse inviarci precisazioni in merito alla vicenda. Al momento l'SV non ha preso alcun provvedimento che risulti legato alla vicenda giudiziaria appena occorsa a Meyer. Di fatto però è piuttosto difficile non pensare che i "motivi personali" che hanno costretto Meyer a rinunciare a giudicare la Siegerschau 2012 a Ulm siano legati a quanto sta accadendo in questi giorni. Al momento in cui scriviamo, però, Meyer è sempre il Responsabile dell' Allevamento SV. In rete il dibattito è molto acceso. Sul Guestbook del blog di Demeyer si discute animatamente la questione e vi sono anche interventi di Peter Tacke, tesoriere SV che sottolinea come tutte le vicende di cui è stato accusato Meyer riguardino fatti occorsi diversi anni fa, quando Meyer non aveva ancora l'attuale ruolo in SV.

Domani un nostro articolo a commento della vicenda. Intanto oggi potete leggere anche la traduzione del reportage con la storia di Toni Rieserl Perle pubblicato dalla rivista Wuff che tanto scalpore ha suscitato tra i soci SV in Germania

Daniela Dondero e Leandro Falaschetti, 26 agosto 2012.

Questa è la traduzione (fatta dalla nostra Redazione , per cui ci scusiamo anticipatamente per gli eventuali errori) del resoconto pubblicato da Jan Demeyer sul suo blog. Ovviamente avvisiamo i lettori che si tratta della versione personale di Demeyer. Il testo originale lo trovate a questo link.

"L'udienza è iniziata con un ritardo nonostante tutte le parti (giudice, pubblico ministero, imputato e avvocato difensore) fossero presenti in sala. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che ci sia stata una discussione tra le parti sui dettagli. Cosa piuttosto comune e legittima.
Meyer ha rilasciato una dichiarazione per tramite del suo difensore che rispondeva all'accusa di cui al punto 1 (paragonabile a un'ammissione di colpevolezza) riguardante l'accusa di frode in relazione alla richiesta di sussidi sociali per il periodo di agosto 2002, che è stata concessa, quando poco prima di richiedere l'indennità di disoccupazione aveva prelevato dal proprio conto personale la somma di circa 15.000 euro (così facendo per dare l'impressione di essere nullatenente, come presupposto richiesto per la concessione delle prestazioni di disoccupazione)e aveva anche messo da parte una somma di 8500 euro ottenuta dall'assicurazione, che avrebbe potuto riscuotere e che aveva tenuto nascosta nella presentazione della domanda.
Per quanto riguarda le accuse dal punto 2 al 4 (un'altra accusa di frode rispetto ad un altro periodo nel 2003/2004 e l'evasione fiscale in entrambi i periodi ) la pena è stata richiesta dal giudice in accordo con il pubblico ministero e naturalmente con l'imputato ed è stata autorizzata la chiusura del procedimento ai sensi dell'articolo 153 comma 2 del codice contro una pena pecuniaria di 25.000 euro da corrispondere ad una associazione non a scopo di lucro (l'SV?) da designarsi che il signor Meyer verserà in rate mensili di 5000 euro a partire dal 15 settembre 2012.
Dopo le requisitorie del pubblico ministero e dell'avvocato difensore, quest'ultimo semplicemente condividendo le richieste del pubblico ministero, chiedendo quindi per il suo cliente una condanna a pagare per novanta giorni 50 euro giornalieri di pena pecuniaria, è seguito il verdetto in cui il giudice ha accolto le richieste del pubblico ministero e dell'avvocato difensore e il signor Meyer è stato condannato per frode a una pena pecuniaria di 50 euro giornalieri per tre mesi. Dopo la spiegazione al signor Meyer dei suoi diritti, per la quale egli avrà possibilità di presentare appello contro tale decisione entro una settimana oppure potrà accettare subito la decisione (e, in questo caso, non potrà più appellarsi) la difesa ha dichiarato che il signor Meyer accettava il verdetto rendendolo immediatamente definitivo. Il giudice ha spiegato ancora una volta a Meyer le implicazioni dell'accettazione espressamente immediata della sentenza (impossibilità di presentare appello in quanto la sentenza acquisisce immediatamente la forza della legge!) E ha completato la sua istruzione con le parole: "Un uomo di parola" in modo che fosse chiaro che, con l'accettazione, non avrebbe più potuto fare alcun ricorso contro la sentenza. Il signor Meyer ha annuito ripetutamente dimostrando di aver ben compreso le parole di cui sopra. Ha fatto seguito la dichiarazione del suo difensore riguardo al verdetto.

Sia il pubblico ministero (nella requisitoria) che il giudice (nella sentenza) hanno discusso in modo approfondito le motivazioni di questo procedimento. Entrambi hanno contestualmente dichiarato che dati i costi, i tempi per l'indagine e l'assunzione delle prove era appropriato avvalersi della possibilità data dall'articolo 153 comma 2 del codice. Entrambi sottolineano che non si tratta di una esplicita dichiarazione di colpevolezza da parte di Meyer, d'altro canto tuttavia già l'accettazione di questa procedura (del patteggiamento) porta alla conclusione che, nelle accuse, “qualcosa c'è” . In particolare le dichiarazioni del pubblico ministero non hanno gettato buona luce sulle possibilità create dall'SV e a giudizio del pubblico ministero hanno aperto scenari le cui dimensioni non avrebbe pensato possibili. Egli ha fatto in particolare riferimento al fatto che, nel corso del suo lavoro, in cui ha messo cuore e anima, è stato particolarmente difficile, perchè mai messo nero su bianco, di volta in volta determinare in modo chiaro chi fosse il proprietario di un cane, per non parlare del comproprietario e delle percentuali di quote di proprietà detenute. Nonostante le sue vaste indagini tramite l'FBI negli Stati Uniti e le autorità competenti in Asia, i risultati non sono stati per lui soddisfacenti.

Resta da vedere se l'SV sarà consapevole delle proprie responsabilità e dei propri doveri e agirà di conseguenza, o ignorerà i commenti del pubblico ministero e fornirà ancora un lascia passare a coloro che considerano il pastore tedesco esclusivamente un business.

In questa direzione!

Speriamo in un'inversione di tendenza in SV!

Colgo l'occasione per ringraziare vivamente tutti gli amici del pastore tedesco per il loro supporto!

Jan Demeyer, 24 agosto 2012.

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