backPerchè non credo ai buoni propositi espressi dal neoPresidente SAS nel suo "saluto"

Ho letto con attenzione il “saluto del Presidente” pubblicato sul sito ufficiale della SAS.
A parte lo stile letterario (simile in modo impressionante ai comunicati di Furfaro del periodo 2005-2006), trovo le argomentazioni molto condivisibili.
Ridare centralità allo scopo statutario, quindi alla tutela della razza, far tornare la Società ad essere per amatori dando ai soci la possibilità di cimentarsi col proprio cane nelle diverse discipline senza la pressione del professionismo, sono obiettivi assolutamente da sottoscrivere. Allo stesso modo sono da condividere il ridare vigore al settore giovanile, il fornire degli incentivi alle sezioni che incrementino la partecipazione attiva dei soci, l'avere una figura di un responsabile dei rapporti con la stampa, il fare chiarezza nei regolamenti, il pretendere rispetto reciproco tra giudici e conduttori, chiarire la questione DNA,valutare se introdurre, per la selezione, delle prove minime più accessibili ai soci rispetto all’ IPO.
Insomma, un ottimo programma.

Ma.....chi firma tale programma è in grado di realizzarlo concretamente e ne ha i requisiti?

Personalmente, visti i precedenti politici dell'attuale presidente SAS e il suo modus operandi come allevatore nutro serissimi dubbi sulle possibilità concrete a che questo programma possa venire compiutamente realizzato.
Per carità, tutti possono cambiare e riconoscere i propri errori. Il punto è proprio questo. Musolino non solo non fa alcuna autocritica (se non quella di non essersi occupato a sufficienza della produzione di pastori tedeschi al di fuori della SAS), ma scrive, senza falsa modestia:
Dopo aver raggiunto i più grandi traguardi come Responsabile d’Allevamento nel periodo di mia competenza, oggi facendo autocritica bisogna ripensare a quello che non è stato fatto e che bisognerebbe fare."

I mie dubbi cominciano qui. Dai “grandi traguardi”. Ho riletto due volte la frase, pensando: “ho capito male, sta parlando dei grandi traguardi raggiunti come allevatore” Invece no, avevo letto correttamente. I grandi traguardi raggiunti come responsabile di allevamento. Ma di quali traguardi sta parlando?

Così mi è venuta voglia di fare una analisi del comportamento tenuto da Luciano Musolino nei suoi ruoli istituzionali, nel citato “periodo di competenza” 2000-2007.

Vi sono tre questioni che, a mio avviso, sono di una assoluta gravità e non credo che né l'attuale Presidente, né i suoi consiglieri, né i soci che lo hanno eletto possano fingere che non siano mai accadute (anche se lo stanno facendo). Su queste vicende non solo non ci sono state spiegazioni, ma ne è stata negata la gravità, cercando di spostare l'attenzione (così Amendola è quello che “ce l'ha con Luciano e Bochicchio ma che ci andava a braccetto quando si trattava di far vincere la cagna”, “esiste una sentenza della magistratura tedesca che dà ragione a Musolino”).
La vicenda Roman-Statuto-rapporti con Tarantino invece fanno tutti finta non sia mai esistita. Del resto lo fa lo stesso Roman, oggi nuovamente coalizzato con Musolino. Provate a leggere, se avete voglia e tempo e ritenete interessante farvi un'idea. Cliccando sui vari titoli si aprirà il testo completo.

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Vicenda Roman- Sospensione SAS- rapporti con Salvatore Tarantino-nuovo Statuto

Elezioni SAS 2003. Musolino è il Responsabile dell'Allevamento nominato dal Presidente (mossa, formalmente corretta ma discutibile, voluta da Roman per mantenersi la possibilità di esautorarlo senza l'approvazione del CDN -stesso trattamento è riservato a Sesto Carmelo, eletto Responsabile dell'Addestramento).
La SAS è stata sospesa per aver accettato un socio (Salvatore Tarantino) in violazione dell'articolo 3 dello statuto ENCI. La denuncia è fatta dai soliti "amici della Sas" che all'epoca cercavano in tutti i modi di creare problemi al primo governo Roman-Musolino-Sesto (2000-2003).
La Sas ricorre contro la sospensione e Roman stila un documento in cui dice che verranno presi provvedimenti nei confronti di chi era a conoscenza del fatto che il socio si trovasse in violazione dell'articolo 3 (avesse cioè gravi precedenti penali).
Roman viene sospeso dall'Enci per aver fatto parte (con Sesto che invece non viene sospeso) del comitato organizzatore del campionato WUSV di Ravenna. La motivazione è che la Sas è sospesa dall'ENCI e Roman fa parte del comitato per il pastore tedesco creato dall'ENCI.
Il CDN SAS, con l'appoggio ENCI, toglie a Roman la carica di Presidente affidandola a Furfaro.
Nella vicenda esautorazione di Roman il ruolo di Musolino è fondamentale.
Perchè Musolino appare così interessato a silurare Roman?
Una spiegazione potrebbe essere nella lettera scritta all'avvocato Vera Benini da Salvatore Tarantino, lettera inviata dalla Benini a tutti i consiglieri e, successivamente, pubblicata su un sito internet con il consenso dell'interessato.
Cosa dice Salvatore Tarantino in quella lettera?
   -che Luciano Musolino e Sesto Carmelo erano perfettamente a conoscenza dei suoi precedenti penali (ricordiamo che Tarantino è stato recentemente ucciso in un regolamento di conti camorristico).
   -che Luciano Musolino, all'epoca Responsabile dell'Allevamento, aveva venduto a Tarantino il cane Quai Thermodos, garantendogli il titolo di Auslese.
   -che Sesto Carmelo aveva brevettato diversi cani di Tarantino, alcuni dei quali mai usciti dal box di casa.
Sono vere le affermazioni di Tarantino in quella lettera? Le testimonianze ufficiose raccolte direbbero di sì, per quanto riguarda la conoscenza dei precedenti penali. Per il resto non vi sono prove. Il cane citato, Quai Thermodos, è intestato sul pedigree prima al proprietario tedesco, poi a Mario Bochicchio (all'epoca dirigente SAS e che sarà poi protagonista del "caso Wafa") e infine alla moglie di Salvatore Tarantino.

In questo contesto si inserisce anche la richiesta dell'ENCI di adeguare lo statuto delle società speciali al Regolamento di attuazione. Roman Presidente aveva approvato alcune questioni ed ottenuto dall'ENCI rassicurazioni sulla possibilità di ridiscutere alcuni punti.
La politica attuata dalla SAS di Roman e Musolino era, sino a prima della vicenda sospensione, improntata a sdoganare la SAS dall'ENCI, riavvicinandola all'SV. Quasi tutti i regolamenti SAS vengono uniformati a quelli SV, in particolare il regolamento per allievi giudici. L'intento è quello di creare le basi per un processo (già obiettivo mai raggiunto di Gorrieri) che porti la SAS ad avere rapporti con l'ENCI di maggiore indipendenza (esattamente come accade in Germania tra la SV e la VDH).
Questo processo subisce una brusca interruzione (o meglio una vera e propria inversione di tendenza) in seguito alla vicenda Tarantino-sospensione SAS. L'impressione è che Musolino e Sesto necessitino dell'aiuto ENCI per liberarsi di Roman e che, per tale aiuto, debbano tornare sui loro passi rispetto all'indipendenza dall'ENCI. Di fatto, con la passiva accettazione di tutte le richieste ENCI e con le manovre intimidatorie messe in atto in seguito alla prima mancata approvazione del nuovo Statuto da parte dei soci SAS, Musolino e Sesto consegnano la SAS all'ENCI, in un totale rapporto di sudditanza, tale che, oggi, qualunque ribellione nei confronti dell'ENCI metterebbe in gioco la sopravvivenza stessa della SAS in quanto tale. In questa vicenda è da notare il comportamento ambiguo di Roman, prima accanito oppositore, poi ritornato sui suoi passi in un significativo CDN SAS che vede la presenza determinante di Pezzano Pietrogino. Persino l'avvocato Benini, ex Segretario SAS e sospesa cautelativamente dall'esercizio dei diritti sociali dal CDN a guida Furfaro, non riesce a spiegarsi le motivazioni dell'atteggiamento improvvisamente rinunciatario di Roman, giungendo ad ipotizzare (parole sue, non mia interpretazione) indebite pressioni.
Resta un dato di fatto che il nuovo Statuto comporti una totale sudditanza all'ENCI ed un sistema di votazione assolutamente folle per una associazione che conta mediamente un 4000 aventi diritto (dato elezioni 2007).
Questo Statuto e questo sistema di voto sono stati fortemente sponsorizzati dal CDN a guida Furfaro-Musolino e Sesto, che non hanno neppure tentato di far valere il potere contrattuale della SAS nei confronti dell'ENCI (potere contrattuale forte non solo dei numeri dei soci, ma anche del fatto che le gare di prove UD dell'ENCI si avvalgano in prevalenza delle strutture SAS). Il blocco dei sezionali (prove esclusivamente di pertinenza SAS) la dice lunga sull'intento intimidatorio nei confronti dei soci che si sono bevuti la favoletta del "senza l'adeguamento dello Statuto così come richiesto, la SAS non esisterà più" .
Una pagina, questa dell'approvazione del nuovo Statuto, di cui i soci tendono a dimenticarsi, ma che ha segnato una svolta politica profonda nelle possibilità della SAS. Oggi c'è più che mai da augurarsi che le correnti politiche in ENCI siano in totale accordo con quelle SAS, visto che dall'ENCI dipende sia la sopravvivenza della SAS che ogni possibilità di modifiche statutarie o di regolamenti. Chi dobbiamo ringraziare per questo, se non l'attuale Presidente?
Per paradosso, all'epoca dei fatti, due degli attuali consiglieri, Pianelli e Venier, erano fortemente critici nei riguardi di tali scelte, con Pianelli che guidò (vedendosi, come conseguenza del suo dissenso, esautorato dal CDN dalla sua carica di Presidente Regionale delle Marche) la protesta degli allevatori, rientrata poi insieme all' inspiegabile rientro nei ranghi di Roman. Già, quel Roman che, oggi, fa il Direttore della SAS a guida Musolino. No comment.

Caso Wafa

Vicenda attualmente al vaglio della magistratura, sia civile che penale, nonchè oggetto di diverse denuncie all'ENCI e alla SAS e che coinvolge sia l'attuale componente del comitato tecnico Mario Bochicchio, all'epoca dei fatti Vicepresidente SAS, sia lo stesso Luciano Musolino. La storia è nota. La cagna Wafa di Casa Cacozza, di proprietà del signor Antonio Amendola, è una promettente cucciolona figlia di Marko della Valcuvia, blasonato soggetto di allevamento e propriètà di Luciano Musolino. Marko è in odore di Auslese e Musolino sta monitorando i suoi figli. Nel 2004, anno in cui Wafa si troverà in classe giovani, quella classe verrà giudicata da Karl Heinz Zygadto a cui Musolino ha affidato, in stazione di monta, proprio Marko. A Musolino serve una bella figlia di Marko per quella classe , meglio se non con il suo affisso e Wafa è proprio la cagna adatta. L'allevatore Mario Bochicchio e Luciano Musolino propongono al proprietario di Wafa un accordo. L'accordo viene siglato da Bochicchio e da Amendola, con Musolino che non figura direttamente. Il documento (una scrittura privata debitamente registrata, cliccando sul link la potete leggere) dice quali siano le condizioni di quell'accordo. La prima condizione, inderogabile, è che la cagna non possa essere venduta. Wafa ottiene prima il titolo di Siegerin in classe giovani e, l'anno successivo, quello di Auslese (titolo che ripeterà anche nel 2006), contribuendo in modo fondamentale al raggiungimento del titolo di Auslese da parte del padre, Marko della Valcuvia. Il resto della storia è al vaglio della magistratura. Tra i fatti non negabili ci sono: la richiesta di acquistare Wafa da parte di un facoltoso appassionato cinese, la richiesta da parte di Bochicchio e Musolino ad Amendola per vendere Wafa, la netta presa posizione di quest'ultimo nel chiedere il rispetto degli accordi, la misteriosa comparsa di Wafa sul catalogo del Campionato di Allevamento cinese, intestata al facoltoso di cui sopra con tanto di numero di iscrizione al libro genealogico cinese, la comparsa della foto di Wafa sul sito dell'allevamento del facoltoso cinese (sito su cui compaiono diversi cani tutti effettivamente acquistati, tra i quali anche Cristal della Valle dei Rovi, venduta da Luciano Musolino), la cucciolata fatta da Wafa con l'affisso di Karl Heinz Zygadto (ufficialmente proprietario, per l'SV, della cagna), le difficoltà, per Antonio Amendola, di capire dove si trovasse la cagna e, a seguito del richiesto intervento della magistratura, il sequestro di Wafa a casa di Bochicchio, la riconsegna di Wafa ad Amendola da parte dei carabinieri e una serie di ingarbugliate vicende che riguardano le varie procure interessate, le carte processuali e i documenti in esse presentate con un corollario di denuncie e controdenuncie all'ENCI. Chi siede in SAS penso abbia a disposizione un dossier piuttosto dettagliato, con allegati i documenti. E' un dossier di parte, in quanto presentato da Antonio Amendola. Ma nulla vieta di leggerlo e di vedere i documenti in esso contenuti per farsi un'opinione in merito alla vicenda. Una lettura che consiglierei ai neo consiglieri, anche se temo che nessuno di loro abbia alcuna voglia di affrontarla.

Questione "Giudice SV"

Questa è una questione dove la capacità di Musolino e dei suoi sostenitori di spostare l'attenzione si è espressa al meglio. Musolino, nel 2002, quando è Responsabile Allevamento, ma soltanto allievo giudice SAS, intraprende l'iter per diventare giudice SV. L'iter per diventare giudice è ben preciso. Come condizione preliminare prevede, per un aspirante giudice di nazionalità straniera, che questi sia giudice nel paese di origine e che l'associazione che lo ha riconosciuto giudice esprima parere favorevole. L'SV manda un documento al Presidente SAS che ne aveva fatto espressa richiesta, dove si spiega esattamente quali siano i requisiti richiesti. Vi sono , in merito, da firmare, da parte del candidato, delle dichiarazioni prestampate, in cui si dice: "dichiaro di essere a conoscenza che occorra essere giudice nel paese di origine". Musolino firma tale dichiarazione e allega un curriculum vitae (anche questo richiesto) dove scrive di aver giudicato tot cani in tot esposizioni SAS "als Hilfsrichter" (dove la parola Hilf significa aiutante e Richter giudice). In quel curriculum sono anche indicate le cariche societarie ricoperte, compresa l'attuale di Responsabile Nazionale dell'Allevamento e gli altri requisiti richiesti (compresi i cani personalmente condotti al brevetto, tra i quali figurano Una della Valcuvia e Ulme de Valdovin)
Roman, nella sua veste di Presidente firma il parere favorevole della SAS (che in realtà, non essendo un'associazione che può nominare giudici, non avrebbe alcun titolo a farlo, spettando tale compito esclusivamente all'ENCI). In CDN SAS viene votata una delibera in cui si dà mandato al Presidente di procedere ma pare che ai consiglieri non sia stata mostrata la documentazione inviata dalla SV.
Musolino supera brillantemente l'iter con esame in lingua tedesca ed assistentati. Diviene giudice SV nel 2006, evento sottolineato con molta enfasi sul sito ufficiale della SAS (un comunicato che suscita le ire dei giudici SV italiani, in quanto Musolino viene indicato, erroneamente, come il primo italiano ad essere diventato giudice SV)
In seguito cominciano a diffondersi voci sulla irregolarità dell'iter dissipate da un intervento del Presidente SV Wolfgang Henke che, in Italia in occasione di un corso per la formazione dei giudici di addestramento tenutosi in ENCI, si complimenta con il Responsabile dell'allevamento italiano per aver ottenuto il riconoscimento di giudice SV, superando regolarmente quanto richiesto.
Nel frattempo Musolino affretta le pratiche per diventare giudice ENCI (vedi delibera di CDN dell' 8 marzo 2006 Delibera N. 33/04-06 :di regolarizzare definitivamente la posizione di Musolino Luciano quale esperto Giudice ENCI, ribadendo all’ENCI il parere positivo della SAS già espresso in occasione della precedente domanda presentata dallo stesso. ), riconoscimento che ottiene, superando gli esami previsti (degli assistentati effettuati con il giudice formatore -forse De Cillis?- si sa poco ed è probabile che ad un già giudice SV specialista per quella razza non sia stata richiesta molta formazione pratica).
Nel 2007, l'SV comincia a rivedere le proprie posizioni riguardo all'iter del giudice SV Musolino, sospendendolo e non riconoscendo i giudizi da lui rilasciati nelle due gare giudicate in Germania. Che cosa era accaduto?
Ipotesi possibili:
l'SV, anche a seguito di segnalazioni provenienti dall'Italia, si rende conto dell'equivoco occorso al momento dell'accettazione dell'iter, di cui non era a conoscenza;
l'SV, consapevole all'epoca della anomalia dell'iter, aveva chiuso un occhio e, in un secondo tempo, decide di tornare sui suoi passi. In quest'ultimo caso le motivazioni della retromarcia potrebbero essere che Musolino, personaggio carismatico e vincente, con contatti con il mercato sudamericano e cinese, dia "fastidio" come concorrente (ipotesi quanto meno improbabile per la mentalità tedesca) o (ipotesi a mio avviso più verosimile) Musolino paghi le conseguenze del "caso Wafa" la cui eco è molto forte anche in Germania a causa del coivolgimento del giudice Karl Heinz Zygadto nella vicenda. Nella decisione tedesca penso non sia stato ininfluente il fatto che, in Italia, Luciano Musolino avesse perso il proprio potere politico. Il peso politico di un Responsabile dell'Allevamento Nazionale (o di un Presidente) che partecipa alle riunioni WUSV è sicuramente rilevante dovendo agire su questioni disciplinari.
A seguito della decisione di revoca della carica di giudice SV, Musolino cita in giudizio l'SV presso la magistratura ordinaria tedesca. Il giudizio della magistratura, salomonico e pragmatico come solo i tedeschi sanno essere, dice in pratica: -Musolino non poteva non sapere di non avere i requisiti per intraprendere l'iter.
-L'SV non può affermare di non aver compreso, leggendo il curriculum, che Musolino non avesse i requisiti richiesti. -Pertanto, anche in considerazione del fatto che, nel frattempo, Musolino ha ottenuto il riconoscimento di giudice ENCI e che si tratta di una persona valida e che può essere utile per la razza, invita le parti a raggiungere un accordo e a riammettere Musolino come giudice SV. Le spese del procedimento vengono suddivise.
Musolino e i suoi sostenitori citano questa sentenza come dimostrazione del fatto di non aver dichiarato il falso. Rimane però lampante che, anche nella sentenza tedesca, emerge la totale mancanza di buona fede da parte di Musolino, che non poteva non sapere di intraprendere un iter per il quale mancava di un requisito fondamentale.
In pratica la magistratura tedesca dipinge Musolino come una sorta di "furbetto del quartierino" che ci ha provato e la SV come colpevole (in buona fede o in malafede...la magistratura tedesca sembrerebbe propendere per questa seconda ipotesi e, lette le dichiarazioni di Henke, si può anche ragionevolmente pensarlo) di non essersi accorta della mancanza di requisiti. Ma i tedeschi, come detto, sono pragmatici, anche quelli della SV. Il regolamento SV prevede che, dopo i primi tre anni di "giudice SV" nei quali si può soltanto giudicare raduni SV, ci sia un riconoscimento ufficiale che permette al giudice di divenire giudice riconosciuto dalla VDH (l'ENCI tedesco) e giudicare anche all'estero. E che combina l'SV? Non dà il riconoscimento a Musolino, ritenendolo non idoneo a diventare giudice in via definitiva, dopo il periodo di prova dei tre anni. Un caso credo unico nella storia dei giudici tedeschi. Le motivazioni? Il laconico comunicato del Direttore Lux (oggi in pensione) non entra nel merito e comunica solo la decisione. Credo che lo stesso Musolino non lo abbia mai spiegato (o forse, nelle varie riunioni in campagna elettorale a nessun socio sas è venuto in mente di chiederglielo). Potrebbe essere non estraneo a questa decisione il fatto che, nello stesso documento firmato per la richiesta di intraprendere l'iter (per capirci quello in cui Musolino dichiara di essere a conoscenza di dover essere giudice nel suo paese) c'è la dichiarazione che eventuali controversie dovranno obbligatoriamente essere risolte all'interno dell'SV e non facendo ricorso alla magistratura ordinaria, cosa disattesa in questo caso da Musolino.


Poi ci sono i comportamenti messi in atto, esercitando i propri ruoli politici (Responsabile settore allevamento in primis, ma anche Vicepresidente e Direttore) che lasciano piuttosto perplessi sul raggiungimento “dei più grandi traguardi”

Quanto scritto in questo "saluto" mi ha ricordato l'unica relazione di Musolino pubblicata sulla rivista SAS n°126/127 del 2002, numero doppio dedicato, tra le altre cose, al Campionato di Allevamento del 2001.Anche allora vennero scritte una serie di cose sulla carta condivisibili, ma già ampiamente smentite dai fatti. I seguenti 5 anni di potere assoluto nel settore allevamento da parte di Luciano Musolino ci hanno fornito sufficiente materiale per valutare come e se siano stati raggiunti alcuni obiettivi.

Alcuni stralci di quella relazione con i relativi commenti. Le frasi in grassetto sono la citazione testuale della relazione. Anche qui cliccate sui vari titoli per leggere il testo completo.

Controlli antidoping

a complemento delle iniziative programmate dal settore allevamento, si è dato inizio al controllo antidoping nei soggetti presentati. Questa iniziativa è volta soprattutto a garantire la salute dei cani e a fungere da deterrente per coloro che fanno abuso di farmaci senza considerare i gravi effetti collaterali che possono ripercuotersi sul cane. Sono stati prelevati dieci campioni di urine a sorteggio, dal prossimo anno il numero di prelievi sarà aumentato e si sta studiando anche la possibilità di effettuarlo a scandaglio nei raduni.”
Che fine hanno poi fatto, negli anni successivi, questi controlli???

Numero dei titoli da assegnare al Campionato di Allevamento

"Rispetto agli anni precedenti il numero dei titoli assegnati si è notevolmente ristretto: 5 Auslesi, sarebbe stato oltremodo facile e di grande risultato politico, arrivare a 10 o 12 come in passato, oltretutto confortati dall'eccellente qualità.
NO! Noi queste cose non le facciamo!"

ops...poi, nello stesso campo di Silea, a distanza di 4 anni, vengono proclamati 12 Auslese (già...ma noi queste cose non le facciamo!)

Vogliamo il bene della razza

"Crediamo nella razza e nell'allevamento con il quale non è consentito scendere a patti politici; con la natura non si tratta, ti restituisce quello che hai seminato , sia in bene che in male e noi vogliamo solo il bene della razza e non quello di alcuni singoli.[...]è nostra ferma convinzione che deve essere il cane ad arrivare al titolo e non il titolo ad arrivare al cane"
Sembrerebbe proprio di sentir parlare un Responsabile seriamente preoccupato del bene della razza. Senza entrare nel merito dei due pesi e due misure dati alla presentazione del gruppo di riproduzione (a Math della Loggia dei Mercanti, quello stesso anno, pur presentando il gruppo, fu tolto il titolo ottenuto l'anno precedente, classificandolo tra i primi eccellenti) o dei due pesi e due misure dati dal peso politico dei soggetti (in quello stesso campionato i tre Auslese sui 5 titoli assegnati, concessi ai cani di Hans Peter Rieker appaiono emblematici) vorrei citare solo, a riprova del "noi vogliamo solo il bene della razza e non quello di alcuni singoli", la decisione di togliere il ricontrollo per la displasia nelle femmine e come fu trattato il caso di Mardock della Valle del Lujo.
Mardock ottenne meritatamente il titolo di Sieger della classe giovanissimi al Campionato di Cosenza 2004. Al previsto ricontrollo della displasia risultò che, pur essendo la lastra effettuata a 12 mesi corrispondente per identità a quella del ricontrollo, il grado di esenzione di Mardock era passato da un quasi normale a 12 mesi ad una media displasia a 16. (Pareschi presentò la sua relazione al Comitato Tecnico). Di questo fatto non solo non vennero informati allevatori ed espositori, ma l'anno successivo il cane ottenne il titolo di Auslese e venne indicato come un ottimo riproduttore.
Ininfluente che il cane fosse di proprietà di Salvatore Tarantino???

La questione taglia

"La taglia media negli ultimi anni si è indubbiamente alzata e questa gestione, benchè si dica il contrario, è stata la prima a prendere delle iniziative, come le misurazioni e la dequalificazione dei alcuni soggetti plurivincitori anche con i giudici paladini della crociata contro i Grandi.
Ma devo ancora ripetere che la battaglia va fatta sul campo e non nei corridoi in quanto
la prima arma contro questo problema è la selezione e dalla verifica di ufficio per il secondo anno consecutivo pochi o quasi nessun soggetto risulta selezionato di seconda classe o non selezionato per la taglia eccessiva.
Quindi, signori, delle ipotesi una delle due è falsa: i cani sono in taglia, o le misure delle selezioni non corrispondono."

Peccato che, quell'anno, in classe lavoro maschi,ci fu un cane misurato (a fini statistici) 69 cm....e quel cane (Rapi Supra di proprietà di Hans Peter Rieker) a quello stesso Campionato fece il titolo di Auslese
E peccato che il Comitato Tecnico del 2004 di fronte al caso di un giudice che, in una riselezione, dopo aver misurato il soggetto ben oltre il limite consentito, non riconfermò la selezione, si espresse in questi termini (dal verbale pubblicato sul sito SAS del CDN del 2 giugno 2004): “… visti ed interpretati i regolamenti, considerate le qualifiche ottenute dal soggetto in esposizione e che lo stesso ha ottenuto la qualifica di eccellente con lo stesso giudice della riselezione, che nella fase della misurazione il cane probabilmente sollecitato dall’esterno potrebbe aver assunto una posizione di particolare attenzione ed eccitazione non consona alla posizione standard, pertanto la stessa misurazione potrebbe essere falsata, propone che il CDN annulli la prova ed ammetta il cane ad una nuova prova”.E così si espresse, nel merito, il CDN:
"Dopo ampia discussione, il responsabile del settore allevamento precisa che trattasi di un caso anomalo. Che comunque va valutato attentamente poiché l’esito dell’ultima prova compromette in maniera definitiva e negativa il futuro del soggetto in questione ed inoltre mette in discussione le qualifiche attribuite da giudici come: L. Quoll, A. Platz, E. Ruckert, M. Aquilani, M. De Cillis e dello stesso Capetti, poiché se la misura è da considerarsi oltre il limite consentito dallo standard anche in esposizione il cane doveva essere squalificato.
Il CDN, su suggerimento del consigliere Roman, da mandato al responsabile di scrivere al giudice Capetti per chiedere spiegazioni in merito.”

L'indirizzo dato dal programma di allevamento

"il programma tracciato dal settore ha portato ad una coerenza dei criteri di giudizio fatti durante l'anno, indicando determinati difetti o pregi da evidenziare ai fini di un corretto uso dei soggetti in allevamento e, salvo qualche eccesso di protagonismo, hanno trovato riscontro al campionato"
"Dopo un anno di transizione dove sono state confermate le iniziative prese negli anni precedenti, come da programma si è dato il primo vero indirizzo che ha concretizzato il lavoro fatto durante l'anno seguendo uno schema ben chiaro: anatomia, famiglie, carattere, riproduzione, confronto con i giudici stranieri."

Questo è quanto dichiara Musolino riferendosi al Campionato del 2001, il primo in cui, per sua stessa ammissione, fa rispettare i suoi programmi e le sue direttive di allevamento.
Da lì in poi cominciarono l'attenzione all'anatomia” (esempio pratico: Jalù degli Achei davanti a Ghildo, oppure il piazzamento di Ica del Colle Guasco, ingiustamente relegata al 25esimo eccellente), “il rispetto dei risultati” (traduzione reale del termine “confronto con i giudici stranieri”), l'attenzione alle famiglie (vedi la classe cucciolone femmine giudicata da Todisco al Campionato 2003 con un numero imbarazzante di figlie di Marko della Valcuvia nelle prime classificate).
Sul carattere metterei un bel no comment (difficile che potesse portare avanti una battaglia per il miglioramento caratteriale un allevatore che ha basato tutto il suo allevamento su linee caratterialmente a rischio, spesso anche incrociate tra loro (Max, Nero, Lux de Valdovin)

Oltre a quanto citato nella prima e credo unica relazione scritta da Musolino nella sua veste di Responsabile, ci sono altre questioni riguardanti il "periodo di competenza" e che si legano a quanto affermato in questo "saluto"

La gestione fortemente autoritaria del potere a tutti i livelli

Cito, nella stagione delle sospensioni cautelari e provvedimenti disciplinari vari, solo un episodio, ritornatomi alla memoria leggendo le considerazioni sul ruolo del neo Responsabile dei rapporti con la stampa:
la sospensione di Gaetano Amitrano. Per esposto dello stesso Musolino, Amitrano viene sospeso cautelativamente (si badi, non inviato ai probiviri, ma sospeso prima ancora del giudizio, come accade per questioni di particolare gravità). Il sito SAS non riporta le motivazioni dell'esposto, ma è strana la coincidenza che, proprio in quello stesso periodo, Amitrano avesse scritto su un noto forum del pastore tedesco, insinuando che Musolino avesse direttamente interferito negli spostamenti di alcuni soggetti in occasione del giudizio di Erich Orschler al Walter Gorrieri nella classe lavoro maschi. Amitrano, in quegli scritti, non citava direttamente il nome di Musolino, indicando un generico "uomo nero presente in ring", ma a chi si riferisse era palese. Amitrano è prematuramente scomparso, pertanto la questione, per questo motivo, venne archiviata e non è dato sapere quali ragioni potessero avere le sue esternazioni, nè come sarebbe, nel merito, stata valutata la questione dal Giudice Istruttore. Di sicuro, i soci SAS che conoscevano gli scritti di Amitrano sul forum, lessero la vicenda come un chiaro "avviso ai naviganti".

Su altro fronte, la gestione dei flussi di monte, l'influenza carismatica sui consiglieri e sui giudici hanno caratterizzato fortemente la passata gestione musoliniana, tanto che lo stesso Presidente Furfaro è apparso spesso, agli occhi dei più, come un sottoposto. In questo nuovo CDN non pare che il neo Presidente sia orientato a muoversi in modo meno autoritario. A parte la sequela di "il Presidente propone" che potrebbe essere anche essere dettata da motivi contingenti (semplificare ed affrettare le cose) e quindi meramente formale, nel primo verbale del CDN mi hanno un po' allarmato: la composizione del Comitato Tecnico per quanto concerne il settore allevamento (non mi paiono persone in grado di considerare il presidente primus inter pares, compreso quello tra loro su cui nutro una buona opinione e che mi piacerebbe facesse sentire la propria voce sulle questioni inerenti il carattere del cane da esposizione -Claudio Cutroneo-) ; la scelta di escludere Oronzo Giangreco dal settore allevamento, settore in cui ha sicuramente maggiore competenza (e anche una qualche indipendenza intellettuale, dimostrata da allievo giudice)

Settore giovanile

Dal verbale del CDN del 5 novembre 2005: "Il Consigliere Morra illustra il suo programma per lo sviluppo del settore giovanile che sintetizza nelle seguenti proposte:
a. inserimento nel calendario 2006 di tre raduni, precedenti il Campionato Giovani e per la sua migliore preparazione, nei quali i conduttori devono essere solo giovani;
b. inserimento nel calendario 2006 di due prove di lavoro, precedenti il Campionato Giovani e per la sua migliore preparazione, nei quali i conduttori devono essere solo giovani;
c. organizzare, prima del Campionato Giovani, un meeting di preparazione per favorire la conoscenza tecnica e la conoscenza dei giovani tra loro;
d. assegnare stabilmente uno spazio all’interno della rivista ufficiale SAS per il settore giovani per articoli inviati dai giovani e forum a loro esclusivo uso;
e. creare all’interno del sito SAS un forum protetto ad elusivo uso dei soci giovani della SAS;
Il CDN all'unanimità, dopo ampio dibattito

Delibera
n. 69/11 - 05
di approvare il programma proposto.
"
Questo programma (e molte altre buone idee del responsabile del settore giovanile) non è mai stato realizzato. Si sono soltanto organizzate alcune vacanze studio. Speriamo che gli altrettanto validi propositi di Maurizio Cipriani e dei suoi collaboratori ricevano maggiore considerazione.
Ai Campionati giovani il Responsabile dell'Allevamento Luciano Musolino si è spesso distinto per l'assenza (forse perchè , in coicidenza con il Campionato giovani, doveva andare a presentare i suoi cani in Germania?). E sorvolerei sui criteri di scelta nepotistici dei soci juniores per la partecipazione al Campionato Giovani tedesco del 2006. Insomma, nel periodo di competenza, l'attenzione al settore giovanile è stata minima. E nemmeno su questo alcun accenno di autocritica

Questione DNA e Riproduzione selezionata

dal verbale del CDN del 7 maggio 2005: Il Direttore relaziona sulla lettera spedita dall’ENCI sulla riproduzione selezionata e propone di chiedere all’ENCI un tavolo di discussione per mettere a punto le modalità varie in considerazione del grande lavoro in tal senso svolto dalla SAS.
Il Consiglio, sentite le proposte del Direttore e del Comitato Tecnico, all’unanimità

Delibera
36/05-05
di approvare la proposta del Comitato Tecnico e di comunicare alla CTC dell’ENCI che la SAS, prima di definire i requisiti, vorrebbe avere un incontro per ampliare il criterio della riproduzione selezionata essendo dalla stessa curata da oltre 20 anni.

dal verbale del CDN del 28 gennaio 2006:Il Responsabile Nazionale Allevamento consegna a tutti i Consiglieri una bozza per l'introduzione, secondo le previsioni ENCI, dei requisiti minimi per la selezione controllata. La illustra e propone di rinviare la discussione alla prossima riunione ove saranno acquisiti pareri e proposte da parte dei consiglieri-
Insomma, tanti buoni propositi, ma in concreto? Eppure di riproduzione selezionata in ENCI si parlava dai primi mesi del 2005. C'era almeno un anno di tempo per portare proposte concrete. La riproduzione selezionata legava a sé anche la questione DNA (insieme ad altro). Pertanto leggere oggi che il Presidente si stia adoperando per risolvere la problematica DNA fa grande piacere (anche perchè, in merito, non è stato fatto nulla neppure dalla gestione verpelliana), ma solo chi ha corta memoria può dimenticare che la questione era già sul tappeto nel 2005.

Divulgazione della razza

Nel CDN del 28 gennaio 2006 si legge:
Il Responsabile Nazionale Allevamento ritiene di fondamentale importanza ampliare la diffusione della conoscenza della razza e della società presso tutti i proprietari di pastori tedeschi mediante una serie di iniziative pubblicitarie.
Il CDN, dopo ampio dibattito, accoglie la proposta ed invita il Responsabile Nazionale Allevamento a predisporre le bozze delle brochure come illustrate.

Anche di questo ottimo proposito non si è vista realizzazione alcuna (ricordo che il CDN deliberò sino a gennaio 2007)

Prove di lavoro per i cani da esposizione

Ricordiamo tutti i buoni propositi fatti anche nelle varie riunioni tenute dai responsabili di settore in giro per l'Italia, con addirittura Musolino che affermava, molto pragmaticamente: “i brevetti fasulli li abbiamo fatti tutti. Adesso si volta pagina.” Sappiamo poi cosa sia successo.
L'attuale responsabile dell'addestramento proposto dallo stesso Musolino non è certo immune da critiche a riguardo (ha una percentuale di brevetti superati pari al 100% nelle recenti prove da lui giudicate e, osservando i nomi dei conduttori dei cani in quelle prove, se ne trovano di improbabili)
Si cambierà rotta? Si ricomincerà con la casta di chi sa come muoversi e chi no? Speriamo che non si tratti di corsi e ricorsi storici. La soluzione più probabile è che si lavori per semplificare le prove.
Il punto è. Come verranno semplificate tali prove? Ad un cena in occasione di un Campionato tedesco in cui discutevamo di brevetti ricordo che Musolino espresse il suo parere favorevole per l'introduzione di una prova tipo ZTP. Come la penso in merito è noto. Le altre razze da utilità e difesa in cui sono state adottate prove analoghe insegnano. La paura concreta è che si cambino i livelli di atrazina invece che contrastare l'inquinamento

I grandi risultati ottenuti dall'allevamento italiano nel periodo 2000-2006

Sicuramente ci sono i risultati ottenuti come allevatore dal Responsabile, sia con cani con il proprio affisso che con cani di proprietà (o presunta proprietà).
Ma sintetizzando, a guardare con attenzione si potrebbe dire che i risultati dei cani italiani di questi anni passano:

  • direttamente dal Responsabile (è alto il numero di soggetti intestati a lui o al suo delfino Egidio Esposito che in realtà sono di altri proprietari, così come, l'anno dell'Auslese di Marko, diversi figli del cane vengono presentati da fermo con la supervisione di Musolino, ottenendo piazzamenti molto buoni)
  • da collaborazioni dirette con allevatori di peso tedeschi (Hans Peter Rieker in primo luogo, presente sia nei risultati dell'entourage Beggiato, sia in quelli dei Noto e di Magistrelli)
  • da espositori lontani politicamente e molto spesso anche come concezione allevatoriale da Musolino (Francioni, Asperti, Verpelli, allevamento di Fossombrone, Gasser) ma in grado di investire in modo determinante nella gestione dei propri soggetti (leggi ad esempio collaborazione con ottimi preparatori tedeschi)

Rarissimi gli esempi di allevatori che vengono aiutati ad arrivare al risultato tedesco senza dover pagare un “costo”.
Si dirà: “Siegerschau ist Siegerschau” o meglio, traducendo: gli interessi economici sono ormai divenuti così alti che ci si può scordare un piazzamento senza “santi in paradiso” di varia natura.
Ma non dovrebbe forse essere il compito di un responsabile quello di valorizzare il patrimonio zootecnico italiano (e non solo le linee di sangue provenienti dal proprio allevamento o da cani di proprietà)?
Non dovrebbe un responsabile esperto mettere la propria esperienza al servizio degli appassionati italiani con corretti consigli su come gestire i propri soggetti?
E, infine, non dovrebbe un responsabile serio cercare con tutti i mezzi a propria disposizione di fare in modo che a vincere sia il bel cane e non il cane politicamente corretto e con i giusti agganci? Non deve essere compito precipuo del responsabile quello di diffondere cultura cinofila?
L'impressione è che effettivamente Musolino abbia trascinato, sull'onda dei propri successi espositivi, molti appassionati ed allevatori italiani (lo stesso Antonio Asperti resta, basti guardare il nome dell'allevamento, una sua creatura)...il dubbio è se abbia insegnato che deve esserci prima il cane e poi una corretta gestione o se abbia insegnato che prima viene “il resto” e il cane è quasi del tutto secondario. I giovani affacciatisi al mondo SAS negli anni duemila hanno pochissima conoscenza cinofila e un enorme culto del risultato. Piccola nota, non marginale. Mettere al primo posto il culto del risultato non solo diminuisce il reale interesse per il valore morfologico del soggetto, ma rischia anche di far passare in secondo piano due elementi imprescindibili per un' allevatore: la salute e il carattere. E rischia di rendere “accettabili” tutti i trucchi (dipingere i cani, doparli, sistemare a tavolino le carte dei genitori, denunciare false cucciolate) per raggiungere il risultato. Il così fan tutti esime da ogni senso di colpa.

Dedicato a chi, in questo neo eletto Consiglio Direttivo, ha a cuore la "questione morale".

Daniela Dondero, 13 gennaio 2010